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Concerto Gospel con "Nate Brown & One Voice"

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20/12/17

Sabato 16 dicembre, l’Auditorium S. Antonio di Morbegno ha ospitato il concerto Gospel con "Nate Brown & One Voice”:

Eccezionali, freschi e brillanti: voci talentuose capaci di creare un ritmo coinvolgente”; con tale motivazione la critica internazionale decretò vincitore dei prestigiosi premi National Pathmark Gospel Music Competition 2008, 2010 e 2013 l’ ensemble afro-americano Nate Brown & One Voice,

Sei elementi selezionati da una nutrita corale di venticinque, fondata e diretta nei primi anni duemila dall’eclettico Nate Brown, figura carismatica del gospel made in USA -compositore, cantante, insegnante, sassofonista jazz dalle lusinghiere performance al fianco di artisti del calibro di Quincy Jones, George Benson e Tyron Power. 

Il gruppo vocale di Washinton D.C. ha interpretato con maestria alcuni classici del gospel e brani originali di stampo contemporaneo, attingendo con rispetto dalla secolare tradizione “nera” e attualizzando il repertorio canonico di Natale, che nello show è divenuto ritmo, grazie al supporto di tastiera e basi percussive su cui i deliziosi impasti vocali hanno spadroneggiato nei due traditionals d’ apertura “Come Along My Friend”, “Go Down Moses” e più avanti in “Come, Follow Me”, “O Come All Ye Faithfull”- costruita sulla ben nota e melodica “Adeste Fideles”- oltre alla toccante “Total Praise”, accorata ovazione al Signore sorgente di forza vitale e benevolo dispensatore di pace. Un plauso di riguardo va alle calde e potenti voci femminili del coro, ben distinte nei gioiosi spirituals “How I Got Over”, “Bailar”, “This Little Light of Mine” e ”Tambria Jehovah”- composizione dalla marcata impronta “afro”.  

Atmosfera festosa dunque, spesso scandita da intensi battimani, mentre un divertito Nate scendeva tra il pubblico scandendo a gran voce “Are you Ready?” ed invitava un’emozionata spettatrice a seguirlo sul palco, indossare la tunica e unirsi a loro in coro.

Pathos e perfetto ‘soft sound’ di piano invece per l’ “Hallelujah” , celeberrimo brano di Leonard Cohen, e nel finale per l’ attesa “Oh Happy Day”, con l’ intera platea in piedi a mani levate.

Due i bis proposti a corollario di uno spettacolo appassionante: “Oh When the Saints Go Marching in”” e “Let the Church Say Amen”, a testimoniare che il gospel non è solo una disciplina canora ma in primis è il canto dell’ anima, voce di una storia millenaria che affonda le proprie radici nella Madre Africa e ne dispiega i rami nel Nuovo Mondo, dove anche oggi i musicisti afroamericani rimangono autentici depositari di preghiere/inni a quel Dio che amorevolmente ascolta, accoglie e lenisce i drammi dell’ umanità, infondendo fiducia e speranza al cuore aperto di chi lo invoca.