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19/03/2024

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Castione Andevenno

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TERRITORIO

Castione Andevenno

La duplice denominazione del comune di Castione Andevenno è abbastanza recente. Essa fu adottata forse tra il 1860 e il 1865, trascurando così quella storica di Castiglione (o Castione) di Sotto che era usata per evitare confusioni con Castiglione (o Castione) di Sopra, oggi Castionetto, frazione di Chiuro; servì soprattutto per distinguere Castione in Valtellina da altri comuni omonimi e consentì nel contempo di onorare la frazione di Andevenno che è sicuramente la località più antica di tutto il territorio comunale. Secondo alcuni studiosi essa avrebbe origini nord-etrusche e per altri trarrebbe la propria denominazione dal gentilizio romano Andivius, se non dal nome illirico Andenna. Nel territorio comunale, per quanto si sa, non sono state reperite documentazioni archeologiche che convalidino la prima ipotesi, mentre, secondo lo storico Enrico Besta, vi furono trovate delle monete che potrebbero testimoniare il passaggio, se non lo stanziamento, di soldati, mercanti o fuggiaschi in epoca romana.Scopri di più. Clicca qui

stemma Castione Andevenno

Stemma di Castione Andevenno

CASTIONE ANDEVENNO, 231m s.l.m., 1560 abitanti

Stemma: fasciato di quattro pezzi di rosso e argento, le pezze del secondo cariche di tre rocchi del primo posti 2,1; nel capo d'argento al castello di rosso turrito di un pezzo aperto e finestrato del campo, fondato sulla partizione accompagnato ai lati da due rocchi del secondo.
Tratto da "Gli stemmi dei comuni di Valtellina e Valchiavenna" di Marco Foppoli.

santo patrono Castione Andevenno

San Martino

Martino di Tours, in latino Martinus (Sabaria, 316 o 317 – Candes-Saint-Martin, 8 novembre 397), è stato un vescovo e confessore francese, venerato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e da quella copta.
Ancora bambino, Martino si trasferì coi genitori a Pavia, dove suo padre era stato destinato quale tribuno della legione, ed in quella città trascorse l'infanzia. A quindici anni, in quanto figlio di un militare, dovette entrare nell'esercito. Come figlio di veterano fu subito promosso al grado di circitor e venne inviato in Gallia, presso la città di Amiens.
Il compito del "circitor" era la ronda di notte e l'ispezione dei posti di guardia, nonché la sorveglianza notturna delle guarnigioni. Durante una di queste ronde avvenne l'episodio che gli cambiò la vita. Martino incontrò un mendicante seminudo. Vedendolo sofferente, tagliò in due il suo mantello militare e lo condivise con il mendicante. La notte seguente vide in sogno Gesù rivestito della metà del suo mantello militare. Udì Gesù dire ai suoi angeli: «Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito». Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro.

Si dice a Castione Andevenno:

  • Fevrè, febraròt, l'è lunch al dì cùme la nòt (febbraio febbraiotto, il giorno è lungo come la notte)
  • "Quant al fiòca de fevrè, al fa bèl d'estàa"
  • (quando nevica a febbraio fa bel tempo d'estate)
  • "Giné fa i punt, fevré i a rump" (gennaio fa i ponti, febbraio li rompe)
  • A san Benedèt la rùnden la sta sül tècc’ (A san Benedetto la rondine sul tetto)
  • Abrìl, tüc’ i dì 'n barìl (aprile, tutti i giorni un barile d'acqua)
  • Al dì de la Candelora sal fa ura mulineröla da l'invèran se sè föra, sal fa serée e vént par quaranta dì an ga turna dént (il giorno della Candelora se è brutto tempo siamo fuori dell'inverno, se è sereno e ventoso ci torniamo dentro per quaranta giorni)
  • Al sul de febrè al ciapa la mata in dal pajè (il sole di febbraio fa il matto nel pagliaio)
  • Quant al ciòf al dì de l'Ascénsa per quaranta dì an sè minga sénza (quando piove il giorno dell'Ascensione per quaranta giorni non siamo senza)
  • Quant al fiòca de fevrè, al fa bèl d'estàa (quando nevica a febbraio fa bel tempo d'estate)
  • San Sebastiàn con la viöla en màn el su al munt e al piàn (San Sebastiano con la viola in mano il sole al monte e al piano)