Sondrio è il caso di dirlo che nasconde dei veri e propri gioielli…
Te lo giuro, anche in posti impensabili… come al quarto piano di un palazzo in viale Milano.
E oggi ti porto proprio lì, a scoprire il Piccolo Museo del Giocattolo.
Ci sono andata in una mattina uggiosa, dopo averne sentito parlare mille volte.
E finalmente ho conosciuto lui: Massimo Cingolani, l’ideatore di questo posto magico.
Massimo da 63 anni colleziona giocattoli, ha iniziato quando ne aveva 6.
Un’intera vita dedicata a custodire pezzi di infanzia, sua e nostra.
Nato a Sondrio, poi trasferito a Milano, ha lavorato come assicuratore, ma oggi che è in pensione si dedica al suo tesoro: una collezione di oltre 15.000 giocattoli.
Tutto è iniziato per caso da un’idea nata 10 anni fa, concretizzatasi durante la pandemia, quando Massimo ha deciso di trasformare l’appartamento ereditato da sua zia in un museo.
Molti giocattoli sono i suoi, quelli con cui ha davvero giocato da bambino. Non li ha mai rotti, li ha trattati con cura… ed è per questo che oggi sono ancora lì, vivi, con la loro storia intatta.
Ti giuro, ci sono rimasta a bocca aperta.
Macchinine di ogni tipo, trenini, soldatini, autobus, camioncini, mezzi militari...
E poi Barbie. Ma non quelle classiche: qui trovi la Barbie Marilyn Monroe, la Samantha Cristoforetti, la versione Star Trek, quella con la maglietta di Che Guevara, persino la Barbie sulla sedia a rotelle e via dicendo…l’elenco è davvero lungo.
E aspetta... c’è pure un Kalashnikov (ovviamente disattivato) dipinto di rosa! L’ho alzato per provare ad impugnarlo:è pesantissimo!
Massimo va fiero delle locomotive Rivarossi anni ’50, i veri gioielli della collezione.
E le pareti? In ogni stanza dell’appartamento, un tripudio di scaffali pieni di storie: dai mezzi dei vigili del fuoco, ai tram di Milano, dai carri funebri in miniatura (curioso, vero?), ai pulmini Volkswagen.
E poi ti fermi incantato davanti al plastico del treno perfettamente funzionante con anche una funivia in movimento.
L’ingresso al museo è gratuito (basta prenotare), e Massimo si fa avanti e indietro da Milano pur di aprire questo mondo a chi, come me, vuole tuffarsi nei ricordi.
Certo, ora c’è da salire qualche rampa di scale, ma il suo sogno è trovare uno spazio più grande e accessibile a tutti.
Ti confesso che questo museo mi ha smosso dentro più di quanto mi aspettassi.
Forse perché mi ha riportato alla mente quando mio figlio passava ore a giocare con le sue macchinine sempre accompagnato dal suo amico Edoardo...
Si estraniavano dal resto del mondo e si sentivano solo i rumori dei motori che imitavano con le loro voci…
Che bei ricordi!
E mi è venuto da pensare: ma quanti bambini oggi sanno ancora perdersi in un gioco così?
Oggi vediamo troppi schermi e poca fantasia. Massimo, con il suo museo, ci ricorda quanto fosse bello giocare davvero: immaginare storie, costruire mondi, condividere momenti con gli amici.
Mi ha anche raccontato che quando portano in visita le scolaresche, le bambine restano incantate davanti a tutti i giochi.
I maschietti? Dopo poco invece, smartphone in mano.
E tu ci hai mai pensato?
Scompariranno i giocattoli? Diventerà tutto virtuale?
Sarebbe una triste sconfitta per l’umanità, non credi?
Grazie, Massimo!
Perché quello che hai creato non è solo un museo, ma un ponte tra passato e futuro. E perché lo fai con il cuore, senza chiedere nulla in cambio.
Vai a visitarlo, ti assicuro che ne vale la pena.
E magari, alla fine, anche tu uscirai con quella dolce malinconia che fa bene al cuore.