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21/12/2024

S. Francesca Cabrini

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Ho incontrato E.T. l'extraterrestre

BLOG | 14/05/18

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Uno dei film che in assoluto mi ricordo di aver visto da giovane al cinema è sicuramente ET.

Ai tempi, andare al cinema non era cosa usuale come potrebbe esserlo per i ragazzi di oggi.  La sala era a Sondrio e per andarci la sera, abitando a 8 km dalla città,  dovevo farmi accompagnare dai miei genitori o genitori di amici che ci venivano con me.

Non si andava quasi mai la domenica pomeriggio perché dovevamo prendere il treno, gli orari non erano ottimali con quelli delle proiezioni e ci perdevamo tutto il pomeriggio.

Non c’erano i Social Network, non c’era Internet, vedevamo le affissioni all’uscita di scuola o se veniva pubblicizzato il film alle radio Locali.

Correva l’anno 1982 e insieme ad alcuni amici si decise di andare a vedere E.T.

Era l’anno di Paradise, di The Wall, di Borotalco, Conan il Barbaro, Rambo 2 e Blade Runner ma il capolavoro di Spielberg aveva catalizzato l’attenzione di tutti.

Chi non ha pianto vedendo E.T., chi non ha in testa la sua vocetta che dice: “telefono, casa”, chi non ricorda le sue espressioni simpaticamente dolci e i suoi occhioni.

Il mio lavoro mi ha portato uno dei giorni scorsi ad una serata particolare.

Sono stata invitata alla Brace per incontrare alcuni rappresentanti della Fondazione Carlo Rambaldi che ha organizzato una mostra sulla Meccatronica a Morbegno.

Avevo inserito l’evento su Calendario Valtellinese, ma tra i tanti non gli avevo dato peso più di tanto. Poi quando Dany, la responsabile marketing della Brace, mi invita alla cena , vado a vedere di che si tratta.

Scopro così che Daniela Rambaldi, figlia di Carlo, insieme ai suoi collaboratori, Giuseppe Lombardi e Marcello Baretta, sta portando in diverse città d’Italia, questa mostra che svela gli effetti speciali utilizzati in 3 grandi e famosi film: King Kong, Alien e E.T. Il ricavato viene devoluto, insieme a quello di altre iniziative, alla Fondazione Carlo Rambaldi, di cui Giuseppe Lombardi è direttore,  la cui mission è quella di creare un museo con tutti i lavori e le opere del maestro, scomparso nel 2012.

La serata si rivela davvero divertente e interessante, sono presenti anche il sindaco di Morbegno Andrea Ruggeri e l’assessore Annalisa Perlini.

Ma le guest star sono la sagoma originale della testa di E.T. e le statuette degli Oscar che Carlo Rambaldi ha vinto per gli effetti speciali nei film sopra citati.

Non poteva mancare la foto con E.T. ma nemmeno l’emozione di tenere in mano un premio Oscar. Non so se anche a qualcun altro sia successo….però sono quelle cose che resteranno sicuramente piacevolmente impresse nella mia memoria.

Ci vengono raccontati simpatici aneddoti a proposito della vita di Rambaldi e dei suoi film, le coincidenze, le delusioni, le vittorie. Ma l’appuntamento che aspetto è quello dell’indomani quando visito a Morbegno la mostra sulla Meccatronica allestita presso i chiostri di S. Antonio.

Dopo aver parlato a lungo con Marcello Baretta, giovane regista, di origini valtellinesi e appassionato di tutto ciò che Rambaldi ha costruito e lasciato, la curiosità è tanta.

E’ proprio sua l’idea di portare questo nuovo format a Morbegno e coinvolgere gli studenti del circondario. Idea che si rivelerà vincente visti gli apprezzamenti ricevuti.

Insieme ad un gruppetto di persone ci guida attraverso la mostra e ne parla con tanta passione come se stesse vivendo le emozioni che i disegni, le immagini, gli schizzi dei lavori del maestro svelano.

Racconta che Carlo inizia a modellare i primi suoi pupazzi con la creta e inventa le prime strutture meccaniche che permettono loro di avere un movimento grazie a leve e batterie.

Poi con il passare degli anni quando per lui diventa un vero e proprio lavoro, i registi gli mandano le sceneggiature dei film con i personaggi che deve costruire e ovviamente animare, far muovere. Disegna le bozze e quando i registi gli danno l’ok, riproduce il personaggio prima in piccolo con la creta e poi delle dimensioni che servono per il film, curando personalmente ogni dettaglio, dallo scheletro, alla parte meccanica, al rivestimento esterno.

Nulla è lasciato al caso. Rambaldi è appassionato, preciso e meticoloso. Mette prima di tutto il cuore in quello che fa. Come quando gli viene commissionato il burattino di Pinocchio da Luigi Comencini che vuole girare il film ispirato dal famoso racconto di Collodi.

Costruisce a sue spese varie teste prototipo, con espressioni diverse da poter utilizzare nelle varie scene del film. Crea una tuta con un sistema che chi la indossa trasmette attraverso i cavi,  i suoi movimenti al pupazzo anche se a 10 metri di distanza. Sistema intuitivo di trasmissione del movimento. Questo sistema anticipa di 10 anni addirittura Walt Disney.

Purtroppo La RAI ritira il progetto e non sceglierà il burattino creato da Rambaldi che ci rimane male ma che comunque resterà per sempre nel cuore del suo creatore.

Qualche anno dopo, nel 1975 John Guillermin lo chiama per realizzare King Kong.

Costruisce un pupazzo gigante, alto 12 metri, tutto meccanizzato che però verrà utilizzato poco nel film. Protagonista sarà invece l’attore Rick Baker per il quale costruisce un costume da gorilla. Per renderlo gigantesco la città che si vede nel film è in realtà ridotta in miniatura.

Per la faccia invece crea una maschera, un casco pieno di comandi, delle batterie per poter comandare le espressioni. Crea un braccio gigante per la scena in cui King Kong deve prendere in mano l’attrice senza stritolarla. Il tutto funziona con dei pistoni, senza elettricità.

King Kong è il primo premio Oscar per Rambaldi.

Segue poi Alien, del regista Ridley Scott un mostro terribile che Carlo costruisce sempre con i suoi meccanismi eccezionali. Altro Oscar meritatissimo.

Poi arriva Steven Spielberg che gli fa creare E.T. il primo alieno buono, dall’aria innocente, dopo aver scartato il pupazzo creato da  Rick Baker (che era stato l’attore mascherato da King Kong)

Chicca, la gatta di Rambaldi è la “musa ispiratrice” da cui lui prende spunto e le disegna il ritratto.

Non sarà facile soddisfare le richieste “impossibili” di Spielberg che vuole il personaggio giovane ma vecchio, curioso ma deve avere paura, deve avere qualcosa di animalesco, deve avere il collo molto lungo, retrattile (per far capire che non è una persona travestita).

Rambaldi fa tantissime prove, addirittura crea un lattice speciale in esclusiva per E.T quando mostra la prima testa  dell’alieno al famoso regista.

Lo fa muovere, pulsare, respirare per farlo apparire “vivente” anche quando sta fermo.

L’interno del personaggio è tutto un groviglio di cavi e meccanismi, ricoperti da una struttura tipo osso, dove poi si appoggia la pelle in lattice.

Carlo costruisce diversi ET, e uno è completamente elettronico pieno di cavi.

Quando si abbassa la testa si può far indossare il costume ad un nano che impersona in alcune scene l’extraterrestre.

Le caratteristiche di tutti i personaggi di Rambaldi, che colgono solo gli attenti, sono le folte sopracciglia “segno particolare” del maestro stesso che li ha costruiti.

E’ stato affascinante scoprire tanti segreti che si nascondevano dietro i personaggi dei film che ci hanno emozionato e fatto sognare. E poi raccontati con tanta enfasi e coinvolgimento.

Io non mi ero mai chiesta prima di allora, come funzionasse il tutto.

Abituati oggi alla tecnologia che computerizza quasi ogni particolare, abbiamo perso memoria dei film di anni fa dove gli effetti speciali erano costruiti manualmente.

Accidenti il lavoro era davvero incredibile per ricostruire ambienti, scenografie, personaggi.

Assume quindi ancora più valore il lavoro di un maestro come Rambaldi, che con i suoi disegni e le sue creazioni è riuscito ad attirare più di 1500 studenti incuriositi, alla sua mostra.

Daniela, sua figlia con la sua dolcezza e trasmette attraverso i suoi occhi l’orgoglio e la gioia di aver avuto un padre che ha lasciato il segno nel mondo del cinema, grazie alla sua fantasia, creatività e caparbietà.

Effetto post mostra? Sono tornata  a casa e la sera mi sono rivista E.T. e mi sono ancora commossa!!! Incredibile ma è così. Questo fa capire quante emozioni sia riuscito a trasmettere Rambaldi attraverso il suo alieno buono, senza togliere nulla alla regia e agli attori interpreti.

Se vi capita di sentire nominare questa mostra, andatela a vedere, perchè ne vale davvero la pena.

E.T…..telefono…casa

PS: chiedo scusa per la qualità delle immagini ma i riflessi sui vetri hanno rovinato un po' quello che volevo mostrarvi.

D'altra parte non sono fotografa

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