Come importante fulcro religioso della contrada omonima e per la sua dignità storico-artistica, la chiesetta della SS. Trinità non passa inosservata tra le molte di Ponte.
L’edificio primitivo, probabilmente tardo medievale di cui non si hanno notizie, venne ricostruito alla fine del ‘500 sotto lo zelo di Padre Defendente Quadrio, parroco del borgo dal 28 maggio 1588.
Con le pie elemosine della popolazione il sacerdote attese al restauro di molti altri edifici ma con la SS. Trinità ebbe un rapporto speciale: mentre osservava il procedere dei lavori la volta dell’arcata maggiore e le mura portanti gli crollarono addosso, “Ruinò il tetto, diroccorono le mura, e pareva volassero le pietre all’oppressione di lui...”.
Contravvenendo alle funeree aspettative, Defendente uscì indenne dal cumulo di macerie col grande stupore dei presenti che gridarono al miracolo; la chiesa venne prontamente riedificata per volere del prete stesso il quale partecipò in prima persona ai lavori, lodando il Signore per la Grazia ricevuta.
La lunetta sopra al portale maggiore presenta il suo ritratto accanto alla personificazione della Trinità con la scritta che ne ricorda la dipartita avvenuta il 18 gennaio 1607.
Attualmente la chiesa si mostra in cima alla salita nell’eleganza della sua sobrietà: facciata a capanna con oculo centrale, intonaco ocra e portale architravato in pietra verde con il monogramma IHS al centro; i lati compreso l’abside perfettamente semicircolare, unica parte sopravvissuta dell’edificio precedente ed inglobata nell’attuale, sono in pietra a vista.
L’interno, a navata unica con volta a botte è depositario di opere d’arte di distinto valore tra cui: due statue in cartapesta policroma, S. Agnese e S. Maria Maddalena, due angeli reggicandelabro settecenteschi, in legno dorato, d’impronta michelangiolesca, un paliotto d’altare con decorazioni floreali su fondo nero e, sopra il tabernacolo, una tela raffigurante il mistero della Trinità circondata da due specchi in stucco che rendono affascinante la lettura iconografica dell’insieme.
Nel vano absidale, chiuso dietro l’altare, si nasconde un piccolo tesoro: un ciclo di affreschi con sei episodi del Nuovo Testamento che, seppure in cattivo stato di conservazione, stupiscono per la dinamicità pittorica e la bellezza del colore nelle parti ancora integre.
Datati 1539 ed anonimi, si possono ascrivere alla cerchia di Vincenzo de Barberis attivo in quegli anni in Valtellina.
Fonte: Comune di Ponte in Valtellina
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