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22/12/2024

S. Giovanna da K., S. Vittoria

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Rogolo

TERRITORIO

Rogolo

Il paese di Rogolo

stemma Rogolo

Stemma di Rogolo

ROGOLO, 285m s.l.m. - 496 abitanti

Stemma: trinciato nel 1º d'argento alla torre di rosso, merlata alla ghibellina; nel 2º d'azzurro all'albero sradicato d'oro.

"Gli stemmi dei comuni di Valtellina e Valchiavenna" di Marco Foppoli.

santo patrono Rogolo

Sant'Abbondio

Sant' Abbondio di Como, in latino Abundius o Abondius (Tessalonica, ... – Como, 468), è stato un vescovo cattolico di origine bizantina, venerato come santo.

Sono sconosciuti sia la data che il luogo di nascita: la tradizione riporta come egli fosse nativo di Tessalonica. Il fatto che il nome sia di origine latina non fa dubitare di tale circostanza, poiché simili appellattivi erano relativamente diffusi anche fra i Romani d'Oriente. Certamente Abbondio conosceva assai bene il greco.

Secondo la tradizione, Abbondio era inizialmente coadiutore di Sant'Amanzio, terzo vescovo della diocesi di Como, che aveva consolidato la presenza cristiana in città e nella vastissima diocesi (che comprendeva le attuali province di Como,Sondrio, il terzo superiore della provincia di Varese, le tre valli sud-alpine del Canton Grigioni ed il Canton Ticino). Amanzio aveva anche edificato la grande basilica protocristiana dei Santi Pietro e Paolo (oggi basilica di Sant'Abbondio), ove aveva fissato la cattedra vescovile.

Amanzio aveva ordinato Abbondio sacerdote e già prima della morte lo aveva designato alla propria successione, consacrandolo vescovo il 17 novembre 440. Alla morte di Amanzio, nel 450 circa, Abbondio divenne così il quarto vescovo di Como, dopo San Felice, San Provino e, appunto, Amanzio.

Si dice a Rogolo:

  • "Quàant i nàs i è tücc’ bèi, quàant i möör i è tücc’ dabée" (quando nascono sono tutti belli, quando muoiono sono tutti buoni - Rogolo)
  • Chi trop stüdia mat el diventa e chi nu stüdia porta la brénta (chi troppo studia matto diventa, chi non studia porta il gerlo)
  • De la Madona de marz la vit rizàda u de rizà l'è ura de lagàla sta (alla Madonna di marzo la vite, raddrizzata o da raddrizzare, dev'essere lasciata com'è)
  • El fa cume i mercàant de Varées: el compra a vìnti, el vént a dées (fa come i mercanti di Varese, compra a venti e vende a dieci)
  • En ne sa püsée en màt a ca sua che ‘n savi a ca di òtri (ne sa di più un matto a casa sua che un savio in casa d’altri)
  • En trii a tirà de fò, ed düü a tirà dedéent: la ca la va en niéent (se tre pensano a spendere e due a guadagnare, la casa va in malora)
  • La maravéia l’ha cüürt i pée, la va lagliò, po’ la turna ‘ndrée (la meraviglia ha i piedi corti, prima esce di casa, poi torna, cioè quando ci si scandalizza per qualcosa, poi lo si ritrova a casa propria)
  • La maravéia l’ha cüürt i pée, la va lagliò, po’ la turna ‘ndrée (la meraviglia ha i piedi corti, prima esce di casa, poi torna, cioè quando ci si scandalizza per qualcosa, poi lo si ritrova a casa propria)
  • Se la vipera la ghe sentès e l’urbanèla la ghe vedès poca gent ghe sarès (se la vipera ci sentisse e l’orbettino ci sentisse, sopravviverebbe poca gente)
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