L'origine di Bormio è sicuramente molto antica. Lo conferma il ritrovamento di un bassorilievo risalente a un periodo compreso tra la metà del V sec. A.C. e i primi decenni del IV (anche se autorevoli studiosi pospongono di qualche secolo questa datazione). Lo stesso nome denuncia un’origine assai remota nel tempo: Bormio deriverebbe dall’indoeuropeo gwor “caldo”, labializzato dai leponzi in bhor, evidentemente per la presenza delle sorgenti termali. L’etimologia è tuttavia ancora oggetto di discussione. È certo che la particolare posizione geografica fu determinante per l’abitato che da sempre costituì un crocevia strategico per i suoi passi alpini. Se per quanto riguarda l’epoca romana si possono soltanto azzardare ipotesi, la storiografia e i documenti forniscono notizie più certe a partire dagli albori del primo millennio quando Bormio fu al centro di lunghe contese tra i vescovi di Como e di Coira. In quel periodo divenne il capoluogo di un contado che affermò la propria autonomia amministrativa, economica e giuridica, ottenendo privilegi e dazi sulle merci in transito, da sud verso nord e viceversa. Dal 1376 Bormio, insieme alla Valtellina, divenne area di influenza dei Visconti di Milano.Scopri di più. Clicca qui
Gervasio (... – Milano, III secolo) e Protasio (... – Milano, III secolo) detti anche Gervaso e Protaso, furono due fratelli gemelli milanesi, martiri della cristianità e pertanto venerati come santi dalla Chiesa cattolica. La tradizione vuole che siano stati figli di san Vitale e santa Valeria.
Le notizie sulla loro vita si perdono nel tempo e sono giunti a noi solo pochissimi documenti. Non si conosce con certezza il momento storico in cui vissero. Alcune fonti come la Datiana historia ecclesiae Mediolanensisraccontano che professarono la loro fede durante l'impero di Nerone e che furono convertiti al cristianesimo, assieme ai loro genitori, dal vescovo di Milano san Caio. Siamo in un momento storico caratterizzato dalle prime persecuzioni nei confronti dei cristiani. Più probabile invece posizionare temporalmente le loro vite nella metà del III secolo, durante le persecuzioni nei confronti dei cristiani di Decio o Valeriano oppure qualche anno dopo, durante la persecuzione di Diocleziano.
Durante il V secolo un autore anonimo ne ha composto la Passio, dalla quale è possibile ricavare alcune notizie sulla loro esistenza, rimanendo però sempre al limite tra leggenda e realtà. La Passio racconta che anche i loro genitori furono martiri della cristianità. Il padre Vitale venne ucciso mentre si trovava a Ravenna e la madre Valeria fu assassinata sulla via di ritorno per Milano. Appena venuti a conoscenza della morte dei genitori, Gervasio e Protasio non premeditarono nessuna vendetta, anzi decisero di vendere tutti i beni di famiglia per distribuire il ricavato ai poveri di Milano. Passarono poi dieci anni della loro vita a pregare, meditare e professare tutti i dettami della cristianità.
Quando il generale Anastaso passò con le sue truppe nella città, li denunciò come cristiani e li additò come persone da punire e da redimere. I due fratelli furono arrestati, torturati ed umiliati. A Protasio fu tagliata la testa con un colpo di spada, mentre Gervasio morì a seguito dei numerosi colpi di flagello ricevuti.
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