
Sabato 31 maggio ho partecipato all’inaugurazione della mostra “Valtellina e il senso del vino”, allestita all’interno di Palazzo Besta, a Teglio. Un palazzo che molti conoscono per gli affreschi, la sua architettura rinascimentale, la storia che si respira nei loggiati e nelle sale… ma che in questa occasione si è presentato in una veste completamente nuova.
Sapevo di non aspettarmi la solita visita guidata.
Stavolta, dietro le porte solitamente chiuse al pubblico, si è aperto un percorso sensoriale dedicato al vino. Un progetto ideato da Sara Missaglia e Giusi di Gangi e finalizzato con la direzione di Silvia Anna Biagi, direttrice di Palazzo Besta, che ha saputo unire cultura, esperienza e territorio in modo coinvolgente e davvero originale.
Palazzo Besta ti accoglie sempre con il suo fascino storico, nel suo cortile interno dove non puoi fare a meno di alzare lo sguardo e ammirare loggioni e affreschi che ti circondano.
Che la visita alla mostra abbia inizio!
Appena entrati, si viene accolti da un’atmosfera fresca e silenziosa. I muri spessi del palazzo proteggono naturalmente dal caldo e creano un ambiente raccolto, quasi ovattato. È qui che inizia il viaggio attraverso il mondo del vino, non solo come prodotto, ma come racconto vivo della Valtellina e delle sue radici.
La mostra è costruita per coinvolgere tutti i sensi: si passa da ambientazioni immersive a installazioni interattive, che permettono di riconoscere i profumi tipici del vino racchiusi in barattoli da aprire, annusare e confrontare. Frutti di bosco, erbe aromatiche, profumi agrumati, note che spesso sfuggono a chi non è esperto, ma che – una volta percepite – aiutano a comprendere meglio quello che si ha nel calice.
Un esempio? Sentire l’aroma del timo o della fragola, e poi ritrovarlo – magari inconsapevolmente – in un vino degustato poco dopo. Piccoli collegamenti che rendono l’esperienza più personale, più completa.
Colpisce anche la parte più tecnica: una botte sezionata mostra come il tempo e il vino lasciano traccia sul legno. Le incrostazioni dell'acido tartarico, simili a carta vetrata, vengono periodicamente rimosse per mantenere il legno vivo e adatto alla conservazione. Accanto, una vite estirpata di oltre cinquant’anni. E poi un barattolo trasparente con i diversi strati di terreno: sabbia, sassi, marna… tutto per far capire – visivamente – che i vini della Sassella, ad esempio, maturano in appena 50 centimetri di suolo. Eppure, da lì nasce un vino straordinario.
Ogni sala è accompagnata da testi esplicativi in italiano e in inglese, che raccontano nel dettaglio quanto viene proposto. Ma quello che ha fatto davvero la differenza è stato il modo in cui Sara Missaglia ci ha accompagnati: il suo racconto è stato come un viaggio dentro al suo mondo, quello del vino, che conosce profondamente e a cui è legata fin da bambina. Ci ha emozionati, trasportati con parole semplici e appassionate, facendoci sentire parte di qualcosa di più grande.
Questa mostra nasce proprio dalla volontà di raccontare il legame profondo tra il vino e il territorio valtellinese, ricco di terrazzamenti che modellano il paesaggio e testimoniano una viticoltura eroica. Non tutti hanno l’occasione di visitare un vigneto in pendenza, salire tra i filari, vedere da vicino quanto lavoro c’è dietro. Ed è proprio a queste persone che si rivolge il progetto: per far vivere – anche solo simbolicamente – la fatica, la passione e la dedizione che ruotano attorno alla vite, 365 giorni l’anno. Perché il lavoro in vigna non si ferma mai, e in Valtellina non è solo un mestiere: è parte del paesaggio, della cultura, della quotidianità.
Mi ha colpito la partecipazione: produttori, estimatori, curiosi, tutte persone realmente interessate a conoscere e valorizzare il nostro vino. E alla fine abbiamo degustato insieme i vini di Nera e Caven, con piacere e consapevolezza.
Sono uscita da Palazzo Besta con una bella sensazione. Soddisfatta. Perché ho visto che non tutti cercano solo la sagra o la festa di paese, ma c’è ancora chi ha voglia di scoprire eventi culturali legati al territorio. Quelli che ti lasciano qualcosa.
La mostra sarà visitabile fino al 6 gennaio 2026, grazie al sostegno del Consorzio Amedeo Valtellina, del BIM, del Comune di Teglio, della Fondazione Pro Valtellina ETS e con il contributo di Nera Vini, Caven e Enoteca Le Rocce.
Un’occasione per riscoprire uno dei luoghi più belli della nostra valle e avvicinarsi al vino in modo diverso. Più profondo. Più consapevole.