CIAO! COSA CERCHI IN VALTELLINA?

21/11/2024

S. Cecilia V.

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Foto Alessio Giovacchini ©

TERRITORIO

Scopriamo il Ridotto della Valtellina

Il progetto Ridotto Alpino Repubblicano, venne istituito formalmente nel settembre del 1944.

Nei mesi successivi i lavori vennero solamente abbozzati.

Il Ridotto Alpino Repubblicano, conosciuto anche come Ridotto della Valtellina, era il luogo dove i fascisti avrebbero dovuto organizzare la difesa finale della Repubblica Sociale Italiana.

L'idea emerse undici giorni prima della Liberazione, il 14 aprile 1945, in una riunione nella residenza di Mussolini, tra i rappresentanti tedeschi e i massimi dirigenti di Salò.

All'inizio del settembre 1944, ci sono i primi cenni di una difesa estrema, in una roccaforte da predisporre nelle montagne tra il Comasco e la Valtellina, già presidiate da tre legioni della Guardia Nazionale Repubblicana di Frontiera, proprio per non dover seguire i tedeschi in territorio germanico.

 

A presiedere la commissione per il Ridotto alpino repubblicano, Mussolini nomina il segretario del partito, Alessandro Pavolini.

Pavolini intendeva radunare in Valtellina almeno 50.000 uomini, scavando rifugi e caverne da colmare con armi e viveri e realizzando alloggiamenti per gli irriducibili del fascismo e le loro famiglie.

 

In puro stile pavoliniano, si progettava anche di trasferirvi le ceneri di Dante, il sommo poeta, come massima espressione simbolica dell'italianità e installarvi una potente stazione radiofonica e una tipografia che avrebbe dato alle stampe una pubblicazione destinata a uscire fino alla fine, le cui copie sarebbero state poi lanciate sull'Italia grazie al volo di un ultimo aereo.

 

Oggi esistono ancora alcune delle fortificazioni del Ridotto Valtellinese, anche perché molte non furono mai completate.

Verso l'Aprica, lungo la strada, nella seconda galleria stradale, si trovano tre ingressi di una cannoniera; due di essi portavano probabilmente a dei magazzini.

Nei pressi di una chiesa di Teglio si trovano dei rifugi antiaerei; uno di essi riporta una data: 1944.

Non mancano i numerosi ricoveri scavati nella roccia.

 

Molte fortificazioni furono realizzate dai tedeschi a San Giacomo, Tresenda, San Giovanni e Castello dell'Acqua.

Queste erano gallerie, trincee, postazioni per mitragliatrici, reticolati.

Nel fondo valle, di fronte a San Giacomo di Teglio, nel comune di Castello dell'Acqua, si trova un fossato anticarro costruito per essere usato come sbarramento nel caso di un attacco con mezzi corazzati provenienti da sud.

Il fossato anticarro, profondo circa tre metri, con spallette in cemento, tagliava il fondovalle a sud dell'Adda.

 

Il letto del fiume era sbarrato da cinque file di rotaie ferroviarie.

Postazioni per armi automatiche, ricoveri in caverna e trincee vennero scavati in entrambi i fianchi dei rilievi montuosi.

La vecchia torre del castello venne adibita ad osservatorio.


Attualmente il tracciato del fossato (sito nel territorio comunale di Castello dell'Acqua) è ancora identificabile, seppur parzialmente ricoperto dal terreno. Parallelamente ad esso – lungo la riva sinistra del torrente Malgina si trovano almeno due casematte in cemento.

Ricoveri in caverna,  sono presenti nelle località San Giovanni, Panaggia, San Rocco, Ravoledo, San Giacomo, Corna e presso la centrale idroelettrica Belviso.

Una postazione per cannone controcarro è stata ricavata nella seconda galleria della SS39 che conduce ad Aprica.

Piccole opere scavate nella roccia si trovano lungo la strada che conduce alla frazione di Bruga (Castello dell'Acqua).

Nell'abitato di San Giacomo pressoché alla metà sulla rotabile principale sono stati praticati una trentina circa di piccoli fornelli da mina anticarro; l'Adda sempre all'altezza di San Giacomo è stata sbarrata con 5 file parallele di rotaie ferroviarie conficcate nel letto del fiume quale ostacolo anticarro.

Via S. Giacomo per Carona, 57, 23036 Teglio SO