Antico e grosso borgo che riveste una grande importanza nel panorama archeologico, artistico e storico della Valtellina. Paese di antiche origini (la zona di Grosio fu abitata in epoca preistorica), dal 1355 fu feudo dei Venosta e nel 1600 ebbe importanti rapporti con Venezia. Paese che diede i natali al più celebre pittore valtellinese: Cipriano Valorsa, valorizzato solo nel 1800, fu definito il Raffaello della Valtellina, e per la sua pittura tipicamente religiosa gli è valsa la qualifica di Pittore Devoto. Questo paese offre ancora intatti quei caratteri di cordialità, solidarietà e tradizioni vive, tanto da costituire uno dei più caratteristici della valle. Inoltre l'amenità dei luoghi, i monumenti, l'ottima cucina locale, sono un buon motivo per fermarsi in visita o per una vacanza estiva. Attività principali sono l'agricoltura e l'artigianato; grazie a un territorio ricco di pascoli e prati, Grosio ha un pregevole patrimonio bovino. Di notevole importanza sono le incisioni rupestri risalenti all'età del bronzo e del ferro, incisioni che insieme ai resti di due importanti castelli (nuovo e vecchio) medioevali, si trovano su un promontorio roccioso tra Grosotto e Grosio, espressione di una concentrazione di millenni di storia locale e della Valtellina intera.Scopri di più. Clicca qui
San Giuseppe, secondo il Nuovo Testamento, è lo sposo di Maria e il padre putativo di Gesù. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa. Il nome Giuseppe è la versione italiana dell'ebraico Yosef, attraverso il latino Iosephus. San Giuseppe, Maria e Gesù bambino sono anche collettivamente riconosciuti come Sacra Famiglia. Secondo la tradizione degli apocrifi, in particolar modo il Protoevangelo di Giacomo (II secolo) Giuseppe, discendente dalla famiglia di David e originario di Betlemme, prima del matrimonio con Maria si sposò con una donna che gli diede sei figli, quattro maschi (Giuda, Giuseppe, Giacomo e Simeone) e due femmine (Lisia e Lidia). Rimase però ben presto vedovo e con i figli a carico. Gli apocrifi cercavano in tal modo di giustificare la presenza di fratelli di Gesù nei Vangeli. La Chiesa ortodossa accoglie questa tradizione (come ben mostrato nei mosaici della chiesa di San Salvatore in Chora, a Costantinopoli), mentre la Chiesa cattolicarifiuta questa interpretazione, e sostiene che si trattasse di cugini o altri parenti stretti (in greco antico vi sono due termini distinti:adelfòi, fratelli, e sìnghnetoi, cugini, ma in ebraico e in aramaico una sola parola, ah, è usata per indicare sia fratelli sia cugini. Seguendo ancora la tradizione apocrifa, Giuseppe, già in età avanzata, si unì ad altri celibi della Palestina, tutti discendenti di Davide, richiamati da alcuni banditori provenienti da Gerusalemme. Il sacerdote Zaccaria aveva infatti ordinato che venissero convocati tutti i figli di stirpe reale per sposare la giovane Maria, futura madre di Gesù, allora dodicenne, che era vissuta per nove anni nel tempio. Per indicazione divina, questi celibi avrebbero condotto all’altare il loro bastone, Dio stesso ne avrebbe poi fatto fiorire uno, scegliendo così il prescelto. Zaccaria entrato nel tempio chiese responso nella preghiera, poi restituì i bastoni ai legittimi proprietari: l’ultimo era quello di Giuseppe, era in fiore e da esso uscì una colomba che si pose sul suo capo. Giuseppe si schermì facendo presente la differenza d’età, ma il sacerdote lo ammonì a non disubbidire alla volontà di Dio. Allora questi, pieno di timore, prese Maria in custodia nella propria casa.
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