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22/12/2024

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Un'escursione in Valmalenco al rifugio Cristina

BLOG | 18/08/16

Mi piace la montagna…si da guardare nelle foto e dal vivo. Da percorrere, ultimamente un po’ meno.

D’altra parte vivo circondata da montagne, ovunque giro lo sguardo, ovunque mi muovo le vedo.

Orobie da una parte e Retiche dall’altra.

Da giovane (non sono vecchissima, però non giovanissima….) le camminate specie in estate in compagnia degli amici erano la consuetudine.

Zaino in spalla con alcuni panini e una bibita e ci si incamminava in allegria.

Ricordi di giornate stupende quando l’unico pensiero era quello di divertirsi.

E le sane risate non mancavano mai.

Una normale maglietta a mezza manica e calzoncini corti, scarpe da ginnastica erano l’abbigliamento per tutti.

Poi una felpa e una k-way nel caso piovesse, una coperta per sdraiarsi al sole e si partiva.

A turno si portava la macchina fotografica per immortalare il gruppo e gli amici.
cristina

Oggi è TUTTO cambiato.

Iniziamo dall’abbigliamento che deve essere tecnico.

Maglietta speciale per non sudare, per non prendere freddo, per non prendere colpi d’aria.

Colori fluorescenti che se ti vede un capriolo resta abbagliato.

Calzoncini con 17 tasche per mettere tutto ciò che serve.

Zaino ergonomico dove metti dalle calze di ricambio, alla torcia, al the caldo, agli integratori, alla maglietta di ricambio, ai segnalatori se vai perso, scorte alimentari per una settimana, il conta passi, il misura pressione, il misura altitudine, ecc ecc ecc.

E i bastoncini, guai a non avere i bastoncini. Sono utili ma fa anche figo (noi al limite avevamo un bastone di legno magari intagliato dal nonno o dal papà)

Infine gli scarponi, anzi scarpe da trekking, che se non sono leggeri, comodi, impermeabili, confortevoli e camminano da soli non sono “cool”.

Insomma andare in montagna oggi è quasi una sfilata di moda.

Se ti vesti con una normale tuta da ginnastica fai la figura del barbone….e non esagero.

La prima cosa che non deve mancare è il cellulare, perchè ormai i satelliti di mezzo mondo devono sapere dove sei.

Se ti perdi, se stai male, se fai una storta, se ti va di traverso il boccone del panino, se..se..se ti cerca il presidente della Repubblica….e poi per fare i selfie, gli autoscatti che oggi sono di moda o meglio ancora per i video che testimoniano le nostre imprese faraoniche…

Dicevo che non amo particolarmente andare in montagna perchè mi da dei problemi, ovvero mi si gonfiano le mani e mi viene un cerchio alla testa.

Non so se a causa di pressione o circolazione….non sono gravi ma fastidiosi e così evito.

Ma domenica ho deciso di ignorare queste “quisquiglie” e raggiungere un rifugio che quasi ogni giorno vedo in fotografia, su FB, in quanto molto frequentato e citato da molti.

Ed essendo anche partner di Calendario Valtellinese, non potevo più rimandare una visita al Rifugio Cristina, a Prabello in Valmalenco.

In compagnia di amici sono arrivata in auto fino a Campo Franscia, quindi a Campo Moro, in comune di Lanzada (circa un’ora da Sondrio) e abbiamo proseguito a piedi seguendo le indicazioni.

Le opzioni sono due: o segui la strada, chiusa alle auto che non sono in possesso di permesso di transito e impieghi circa 1 ora e 15 minuti oppure segui il sentiero che taglia i boschi e prati e impieghi meno di un’ora (a passo lento e non allenato come il mio).

Il percorso per arrivare al Rifugio Cristina è alla portata di tutti.

Abbiamo incontrato persone di tutte le età quindi la considero una metà più che semplice da raggiungere.

Consiglio comunque scarpe adatte, specie se si opta per il sentiero.

In alcuni punti si attraversano dei ruscelli che rendono i sassi circostanti un po’ scivolosi ma nulla di impercorribile anche con delle buone scarpe da ginnastica.

Il sentiero in prevalenza è al sole, solo in piccoli tratti si è riparati dagli alberi.

Dunque non immaginare una passeggiata ombreggiata, anzi se la giornata è bella come quella che ho scelto io, mettiti in viso una buona protezione solare.

Il paesaggio che incontri è spettacolare, tra piane, ruscelli, ponticelli in legno sei circondato dalle montagne più belle della Valmalenco.

Al momento, visto il fiatone da persona che non cammina MAI in montagna, mi preoccupo di arrivare alla meta, dato che abbiamo deciso per il percorso più breve ma un po’ più ripido.

Mi fermo ogni tanto a fotografare le bellezze che vedo intorno a me ma non so esattamente il nome delle cime.

Tante persone hanno avuto la nostra stessa idea, anche qualche cane al guinzaglio fa da traino a diverse compagnie che allegramente percorrono il sentiero verso Prabello.

Verso la fine del percorso troviamo anche una lapide di un aereo militare caduto in quella zona, mi sembra nel 1977.

In lontananza si sentono campanacci di mucche nascoste nei pascoli e arbusti circostanti.

Il cielo è blu e le montagne svettano imponenti su di noi, mi distrae il ronzio di un drone (quegli oggetti volanti che riprendono e fanno foto dall’alto).

Lo seguo un attimo con lo sguardo poi procediamo e arriviamo finalmente alla piana di Campagneda all’alpe Prabello.

E il nome la dice lunga.

Si apre uno spazio immenso di prati. Uno spettacolo! Non ricordo di averne visti di così vasti a queste altezze ovvero 2287 mt.

In lontananza si vedono dei ragazzini che giocano a pallone, qui infatti non c’è pericolo di perderlo.

Ci avviciniamo sempre di più al rifugio, inconfondibile con le ante alle finestre rosso scarlatto.

Un piccolo ruscello con una “zangola” per fare il burro, cattura la mia attenzione e mi riporta con la mente quando ero piccina e nella latteria del paese veniva abitualmente utilizzata.

E’ bella perchè invece della manovella per farla girare, si muove con la forza dell’acqua che scorre.

Alla mia destra invece vedo l’ altrettanto famoso mini santuario della Madonna della Pace.

Ci dirigiamo in quella direzione per una breve occhiata.

Davvero carino e particolare.

Una chiesa in miniatura con tanto di affreschi.

Ora puntiamo finalmente al Rifugio, devo incontrare Vania Negrini che gestisce il rifugio con sua sorella Valentina.

Ci siamo sempre sentite via mail per motivi di lavoro e questa volta ci stringiamo la mano.

All’ingresso, dove c’è la zona bar, ci sono diverse persone che stanno prendendo il caffè o cioccolato in previsione di camminate più impegnative…

Vania è molto presa in questo momento, ci salutiamo al volo e dato che per pranzare è presto, proseguiamo la nostra passeggiata nei maggenghi intorno.

Non prima di aver prenotato polenta, brasato e salsiccia…

Davanti alla piana del rifugio, ci sono delle bellissime baite, tutte nel classico stile alpino.

Muri di sasso e tetti in “piode” della Valmalenco.

E’ uno spettacolo.

Mi sembra di essere nel paese di Heidi.

Ci sono pure tante capre in giro, libere, che dormono ovunque: sul ciglio della strada, nel prato, a ridosso della stalla.

Insomma vengo catapultata in un mondo incontaminato, dove il tempo si è fermato.

Si sente solo il vociare delle persone che stanno intorno, si vede qualche camino che fuma e si ode il rumore (ma non è rumore, io direi il suono) dell’acqua che scorre nei ruscelli.

Come d’abitudine (deviazione professionale) guardo il telefono per spiare le notifiche e noto che non riceve.

Esce la scritta: solo chiamate di emergenza.

Ma che bello!!!

Il mio gestore non arriva in quella zona, significa che nessuno per quella giornata mi può rompere le scatole e finalmente stacco dal mondo tecnologico che solitamente mi accompagna quotidianamente. 

Per un’oretta percorriamo il sentiero che prosegue in diverse direzioni: verso sua maestà Pizzo Scalino, verso il passo degli Ometti e altri passi che per me saranno sempre irraggiungibili….

La temperatura è perfetta, il sole scalda quanto basta per stare a mezza manica e una leggera brezza montana rende davvero piacevole la passeggiata.

Si avvicina l’ora di pranzo, e la pancia fa sentire il suo gorgoglìo da “fame”.

Quindi si torna al Rifugio.

Una bellissima scultura in legno raffigurante due aquile, opera di Maurilio Donati, ci da il benvenuto.

Molta gente ha avuto l’idea di fermarsi a pranzo al Cristina, ma chi non ha prenotato deve aspettare la fine del primo turno che inizia alle 12,30.

Mentre aspettiamo di accomodarci possiamo finalmente dare un nome alle montagne che abbiamo visto intorno.

All’esterno del Rifugio, sul terrazzo, è esposta una foto/cartina gigante con illustrate le cime, i passi, le montagne circostanti con tanto di nome e altezza. Così mi piace imparare.

Quindi di fronte a me posso ammirare il Disgrazia, il gruppo del Bernina, Sasso Nero, lo Scerscen e varie cime che gli appassionati di montagna possono sicuramente conoscere e ricordare meglio di me…..

Il profumo del brasato ci porta nella sala da pranzo che è in perfetto stile rifugio.

Ovvero pareti perlinate che danno il tipico calore montano, foto del rifugio in tutte le stagioni, con la neve, in autunno, con i fiori in primavera.

I tavoli apparecchiati in modo minimalista ma colorato con tanto di piccolo ceppo di legno al centro, che sorregge la carta dei vini. Una bella brocca di acqua fresca, un cestino con il pane.

I tavoli sono tutti riservati, ormai è pieno. Velocemente in un batter d’occhio arrivano i nostri piatti, il servizio è davvero ben organizzato.

Hanno chiesto prima cosa la gente volesse mangiare in modo da risparmiare tempo e ottimizzare il tutto.

Il piatto è tipico da rifugio di montagna: polenta salsiccia e brasato.

C’era la possibilità di mangiare pizzoccheri, pasta, salumi vari, ma io ho scelto diversamente per questa volta.

Sarà l’aria di montagna e l’appetito scaturito dopo la passeggiata, ma mi gusto quella fantastica polenta mista, ovvero con saraceno e mais, accompagnata con un ottimo brasato che ha un sughetto che quasi “parla”.

La salsiccia è un extra perchè ho scelto il mix. Non ho chiesto a Vania chi armeggia ai fornelli ma posso solo dire che è qualcuno che ci sa fare.

Ma non avevo dubbi.

Non ho scelto vini perchè non ne bevo normalmente e già avevo la testa un po’ dolorante.

Però la scelta, per essere in un rifugio di montagna, era davvero variegata.

Dopo aver ripulito il succulento piatto che mi ha saziato per bene, mi concedo il dolce.

Una fantastica fetta di torta di saraceno!

Una delizia per il palato. Viene servita con una spolveratina di zucchero a velo e un ciuffetto di panna montata….sublime.

Ci apprestiamo a liberare il tavolo in quanto inizia il secondo turno.

La gente che è arrivata dopo può finalmente rifocillarsi e godere del pranzo come abbiamo fatto noi.

Scambio quattro chiacchiere con Vania che mi chiede se tutto andasse bene, come lo chiede a tutti gli ospiti.
C’è molta calma e organizzazione nella struttura.

Lo si nota appena arrivati.

Non credo sia facile gestire un rifugio quando tutto dipende dalle persone che arrivano, anche senza prenotare e che decidono cosa fare in base al meteo….


Però la professionalità e l’esperienza, in questo caso fanno la differenza.

Gentilezza, cortesia, calore. Quello che uno desidera quando arriva in un rifugio.

Sentirsi un po’ a casa.

E nonostante l’afflusso di persone sia davvero alto visto il periodo a ridosso di Ferragosto, un sorriso e una buona parola non si nega a nessuno.

Valentina, sua sorella, non c’è perchè è da poco diventata nuovamente mamma e in questo momento ha altro lavoro da sbrigare….giustamente.

Sarà per la prossima volta il nostro incontro.


Ci fermiamo ancora un po’ al sole prima di scendere piano piano verso le auto.

Decidiamo di percorrere la strada così vediamo un’altra prospettiva del luogo.

Appena iniziato il percorso di discesa non si può fare a meno di fermarsi a guardare in lontananza le piste da sci del Palù, tutte verdeggianti ma ben delineate.

Fa specie vederle in estate senza neve.

Scatto ancora qualche foto e pian piano vediamo le varie tappe che abbiamo saltato alla salita come il rifugio Ca Runcasch e l’agriturismo il Cornetto.

Fiori di montagna non mancano a colorare anche il nostro percorso in discesa e ad un certo punto, delle mucche in “siesta” al riparo di un sasso, catturano simpaticamente la mia attenzione.

Piano piano tra una chiacchiera e l’altra arriviamo alle auto, soddisfatti della piacevole giornata in un luogo che merita davvero di essere raggiunto e vissuto.

Appassionati di montagna e non, il Rifugio Cristina e la sua splendida posizione meritano davvero un’escursione, tra l’altro alla portata di tutti.

Ci tornerò sicuramente, magari per una ciaspolata in inverno, visto che Vania e Valentina organizzano regolarmente escursioni e iniziative.


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Alla prossima.

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