CIAO! COSA CERCHI IN VALTELLINA?

13/10/2024

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Foto Alessio Giovacchini ©

TERRITORIO

A Chiuro vi segnaliamo: casa Cilichini

Casa Cilichini Chiuro In via Rusca, sulla sinistra, percorrendo la via in direzione di largo Besta de' Gatti, troviamo la Casa Cilichini dall'aspetto esteriore piuttosto anonimo ma di notevole interesse architettonico.

Basta infatti varcare l'imponente portale in serizzo con lo stemma Quadrio e percorrere l'arioso androne per accedere ad uno spazioso cortile e trovarsi di fronte un corpo di fabbrica sorretto a piano terra da arcate di notevoli dimensioni sopra il quale è collocato un loggiato a più campate.

Proprio passeggiando in via Rusca, nel cuore della Chiuro antica, possiamo imbatterci in un palazzo che reca, sul portone d’ingresso al cortile interno, una targa: “Casa Cilichini olim Quadrio (Rinascimentale)”.

La casa, infatti, appartenne alla nobile casata dei Quadrio e, successivamente, ai Cilichini, per poi esere acquistato dal Comune di Chiuro e dalla famiglia Bombardieri.

Dal nonno di Florindo Bombardieri (classe 1896, testimone diretto) è stato raccolto un racconto che ha come protagonista proprio questa dimora, nella quale, una sera, si spalancò la porta che, rinchiusa, tornò misteriosamente ad aprirsi. 

Altrettanto misteriosamente nella cucina, dove, in un paiolo, cuoceva, al fuoco del camino, la polenta, apparve un gatto nero, mai visto, la cui presenza sinistra fece addirittura spegnere il fuoco.

La casa, già dei Cilichini, venne successivamente acquistata da una coppia di anziani, che proprio dei Cilichini erano stati fattori e che vi investirono il frutto di una vita di fatiche e parsimonia.

Un passato che li metteva in soggezione: non si sentivano degni di una tal dimora, pareva loro che non fosse consona alla condizione di contadini da cui provenivano, e che abitarla fosse una sorta di affronto ai grandi spiriti cui era in passato appartenuta. 

Questo stato d’animo, alimentato, forse, dagli inquietanti silenzi di quegli spazi troppo ampi, divenne quasi ossessione, che parve, un giorno, prender corpo, l’inquietante corpo di un gatto nero.

Un gatto che prese ad aggirarsi proprio nei pressi dell’ingresso della casa, una presenza sinistra, insistente, quasi minacciosa.

E, con il gatto, comparvero sulla soglia della memoria antiche dicerie, come quella secondo cui fra i Cilichini vi era stato, un tempo, uno stregone assai potente.

E, si sa, la più potente delle magie, detta anche, nel linguaggio popolare, la “fisica”, è proprio quella di prendere la forma, in vita ed oltre la vita, di animali. Che fosse proprio lo stregone l’anima del gatto che non smetteva di presentarsi al portone della casa?

Che fosse il desiderio di punire l’arroganza dei villici il motivo della sua presenza? 

Comunque stessero le cose, quel che è certo è che un giorno il gatto, approfittando dell’attimo in cui il portone veniva aperto da una folata di vento di inusitata violenza, balzò all’interno della casa, e da quel giorno ai due anziani non riuscì più di farlo uscire.

Teneva un comportamento, a dir poco, singolare: sembrava considerare la dimora come sua e, spesso, rizzava il pelo, mostrando minacciosamente gli artigli; talvolta la sua semplice presenza sembrava spegnere le fiamme del camino ed introdurre, nella sala da pranzo, un gelo sinistro. I due poveri coniugi finirono per pensare che quello era un antenato dei Cilichini, tornato a riprendersi ciò che considerava suo, e che non era proprio il caso di opporsi. 

Tornarono, quindi, a fare quel che per tutta la vita avevano fatto, si rimisero al servizio di un Cilichini o di quel che pensavano tale, il gatto, che da allora divenne signore della casa, servito e riverito in tutto e per tutto. Anche alla mensa il posto d’onore ed i cibi più prelibati erano per lui. 

Finché a trovare i due anziani venne un nipote Paolo, un ragazzo di tredici anni, sveglio e deciso.

Notata la situazione perlomeno strana, si fece raccontare tutto, e non tardò molto a trovare la soluzione: approfittando della prima occasione, sferrò al gatto un calcio violento e preciso, che fece letteralmente volare l’oscuro signore della casa oltre il muro di cinta.

Di lui si persero le tracce: sic transiit gloria mundi, così è tramontata la gloria di questo mondo, potremmo commentare con un adagio molto comune ai tempi in cui Quadrio e Cilichini segnavano la storia di Chiuro. 

Fonte: www.paesidivaltellina

Via Rusca 23030 Chiuro SO