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22/12/2024

S. Giovanna da K., S. Vittoria

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Chiavenna

TERRITORIO

Chiavenna

Chiavenna è antica cittadina e principale centro abitato dell'omonima valle, proprio dove questa si separa nella Val di San Giacomo (verso il passo dello Spluga) e nella Val Bregaglia (verso il Passo del Maloja), entrambe riversantesi poi in territorio svizzero.

Chiavenna è una città ricca di storia e principalmente conosciuta per i “Crotti”, ovvero cantine naturali createsi da anfratti nelle rocce entro cui naturalmente spira il cosidetto “Sorèl” (nel dialetto locale), ovvero una corrente d'aria che mantiene la temperatura costante nel corso dell'anno- fattore davvero ottimo per la stagionatura del tipico insaccato locale – la “Brìsaola” e per l'invecchiamento dei vini.

Prodotti che per l'appunto divengono protagonisti, dal 1956, della Sagra dei Crotti, partecipatissimo appuntamento con il gusto e la tradizione che si tiene ogni anno a settembre.

Insediamento etrusco e poi romano, il borgo era uno delle vie di congiunzione fra territorio italiano e Europa centrale privilegiate, in quanto più di agevole percorrimento, come testimoniano anche i numerosi xenodochi (ospizi per pellegrini) presenti nel corso delle tutt'oggi esistenti vie dello Spluga e Bregaglia.

Il centro storico cittadino è imperdibile, vario e animato da storia e tradizioni, in primis quelle appunto eno-gastronomiche, con prodotti tipici d'eccellenza come Brìsaola, Violino di Capra (presidio Slow Food), pizzoccheri bianchi, torta Fioretto, biscottini di Prosto.

Notevoli sono la collegiata di S. Lorenzo (XI-XVIII sec.) con il fonte battesimale (1156), il museo del Tesoro con la preziosa copertina di evangeliario chiamata “Pace” (XI-XII sec.), il palazzo dei conti Balbiani (XV sec.) - detto anche “Il Castello” -, i palazzi Salis (XVIII sec.), Pestalozzi e Pretorio (XVI sec.), la cava romana di pietra ollare “Caurga” (la pietra ollare è un'altra eccellenza locale, un materiale unico con il quale vengono ancora oggi realizzati manufatti artigianali esteticamente e funzionalmente di notevole valore); il mulino di Bottonera (XIX sec.) che diede inizio a una tradizione che perdura anche nei nostri giorni, il museo archeologico e giardino botanico “Paradiso” e la “Cort di Asen” (“Corte degli Asini” ). 

Non perderti poi le centrali Vie Dolzino e la Contrada Molinanca, affascinante zona ricca di botteghe e negozi la prima e di memoria artigiana la seconda; Pratogiano e i suoi platani secolari, lo spettacolo del fiume Mera e delle case su di esso affacciate.

Non dimenticare infine il Parco delle “Marmitte dei Giganti”, che sono spettacolari cavità nella roccia dovute a fenomeni di erosione della pietra dovuti all’azione meccanica di massi granitici mossi durante lo scioglimento dei ghiacci.

Oltre ad essere una "Città Slow", Chiavenna è stata insignita della (unico caso in Provincia di Sondrio) “Bandiera arancione” del Touring club italiano.

Per saperne di più visita il sito del Comune di Chiavenna

santo patrono Chiavenna

San Lorenzo

Lorenzo fu uno dei sette diaconi di Roma, dove vennemartirizzato nel 258 durante la persecuzione voluta dall'imperatore romano Valeriano nel 257. La Chiesa cattolica lo venera come santo.

Le notizie sulla vita di san Lorenzo, che pure in passato ha goduto di una devozione popolare notevole, sono scarse. Si sa che era originario della Spagna e più precisamente di Osca, in Aragona, alle falde dei Pirenei.

Ancora giovane, fu inviato a Saragozza per completare gli studi umanistici e teologici; fu qui che conobbe il futuro papa Sisto II. Questi insegnava in quello che era, all'epoca, uno dei più noti centri di studi della città e, tra quei maestri, il futuro papa era uno dei più conosciuti ed apprezzati. Tra maestro e allievo iniziò un'amicizia e una stima reciproche. Entrambi, seguendo un flusso migratorio allora molto vivace, lasciarono la Spagna per trasferirsi a Roma.

Quando il 30 agosto 257 Sisto fu eletto vescovo di Roma, affidò a Lorenzo il compito di arcidiacono, cioè di responsabile delle attività caritative nella diocesi di Roma, di cui beneficiavano 1500 persone fra poveri e vedove.

Si dice a Chiavenna:

  • Dì crescent, dì spungent (giorni crescenti, giorni pungenti: a gennaio le giornate si allungano, ma fa molto freddo)
  • Trun d'avrìi arch archìi, trun de mac’ gerl e campàc, (tuoni di aprile archi e archetti [della vite], tuoni di maggio gerla e campaccio)
  • "L'è méi sta ai prüm dagn" (E' meglio stare ai primi danni, cioè non insistere se le cose vanno male )
  • "Mèng(i)ä, bef e tàasc’, se te vö vif in pàasc’ " (mangia, bevi e taci, se vuoi vivere in pace)
  • "Tüti i salmi i van in glòria, tüti i fèst in paciatòria". (Tutti i salmi finiscono in gloria, tutte le feste in baldoria).
  •  "De na cativä anàdä as ven föör, ma de na catìvä nòmminä gnèncä dòpo mòort". (Da una cattiva annata si viene fuori, ma da una cattiva reputazione neanche dopo morti).
  • "La canìnä, màrä a la bóccä, dùlzä in tinä". (l'uva canina è amara in bocca, ma è dolce quando fermenta nel tino).
  • "La pièntä la va indrizadä da pignä" (La pianta va drizzata da piccola).
  • "Na mèn làvä l'òlträ e tücc’ do li lavän la fàcc(i)ä." (Una mano lava l'altra e tutte due lavano il viso)
  • "Se i štarnàdän i àsän al ven al bel téemp". (se starnutano gli asini viene il bel tempo)
  • "ün po par ün al fa ma a nisün" (un po' per uno non fa male a nessuno)
  • "Al bèl al fa ben domà in di öc’ " (il bello fa bene solo agli occhi).
  • "San Màuro al va a la comandàa, sant’Antónni al va a la töó, san Baš-cèn al va a la pagàa". (s. Mauro va a comandare, s. Antonio a prendere, s. Sebastiano a pagare la neve).
  •  "Dòppo favògn al ven dre grogn". (Dopo il favonio viene il broncio, cioè la neve o vento molto freddo).
  • A vistì na fascinä la soméià na reginä (a vestir bene una fascina sembra una regina)
  • Chi ha témmä a fa par i oltär, i fèn gnènch par lùur (chi teme di fare per gli altri, non fa neppure per sé)
  • Dòppo dinadàa tüc’ i di l'è carnevàa (dopo Natale tutti giorni è carnevale)
  • El frécc el la mangia minga l’ors! (il freddo non lo mangia l’orso)
  • Tròt d’asän e serén de ğnadéc póch chi düra (trotto d'asino e sereno improvviso dura poco)
  • Trun de mac’, gerl e campàc (tuono di maggio, gerla e campaccio per mettere al riparo il fieno)